Il 1 Aprile 2008, presentando a Valdagno l’edizione italiana dei “Contributi alla filosofia. Dall’evento” di Martin Heidegger, Franco Volpi fu autore di un intervento di straordinarie intensità emotiva ed efficacia interpretativa. Quella serata, ispirando un forte legame con la comunità valdagnese, ci ha indotto a pensare un “Omaggio a Franco Volpi” idealmente ricollegabile a quello di sette anni fa. In quell’intervento, infatti, lo “scandalo” fu quello di togliere il velo di unanimismo apologetico che ancora oggi circonda la figura di Heidegger. Nei “Contributi”, infatti, si doveva concretizzare la seconda parte di “Essere e Tempo”, il suo capolavoro del 1927, dove erano state fondate le basi di un pensiero della finitudine, attraverso le celeberrime nozioni di esserci, essere-nel-mondo, gettatezza ed essere-per-la-morte. Il tentativo successivo, nel pieno di una profonda crisi personale del filosofo tedesco, è quello di proiettarsi non verso il futuro, la libertà e l’etica dell’agire bensì verso l’origine immemoriale della finitudine. E in questo modo, con l’ossessione del radicamento, profonde uno sforzo sistematico, che in termini di scacco autocritico il filosofo tedesco ebbe a definire: “cresco solo nelle radici, ma non nei rami”. Oggi, che è in corso una furiosa polemica a livello europeo, legata alla pubblicazione dei “Quaderni neri”, in cui appare più evidente una posizione antisemita, la conferenza valdagnese di Franco dimostra un formidabile precorrimento dei termini della questione. L’antisemitismo metafisico di Heidegger è strettamente interdipendente con il problema del radicamento, o meglio, con il pericolo dello sradicamento di cui la cultura ebraica sarebbe responsabile ai suoi occhi. E proprio grazie a Volpi, in un’introduzione ai “Contributi” che a quel tempo era stata non casualmente censurata dagli eredi testamentari di Heidegger, si è avuta una tempestiva e limpidissima illustrazione del vicolo cieco in cui il Maestro si era cacciato. Insomma, una posizione molto più fertile e innovativa di quelle che si stanno accumulando, soprattutto nell’orizzonte culturale oltralpe, sul tasso di nazionalsocialismo contenuto nella filosofia di Heidegger. Non a caso, negli ultimi corsi a Padova, questo passaggio “oltre Heidegger” fu compiuto da Franco con particolare nettezza, verso Schopenhauer e Foucault. L’ “Omaggio” quindi non avrà alcuna cortesia commemorativa, ma sarà dedicato a dipanare questo controverso momento in cui, come si rammarica Carlo Rovelli, l’heideggerismo imperversa nelle nostre università.
Partecipano all’evento: Giovanni Gurisatti, Antonio Gnoli, Luca Romano.