Crescita felice contro nuovi oscurantismi. Ovvero la speranza per la costruzione di un futuro migliore in cui anche il consumo, rivoluzionario, liberatorio ed evolutivo, combinandosi con una visione sostenibile e condivisa del mondo, si rivela occasione vitale e felice, contro tutti i fondamentalismi. Questo è ciò che afferma tra l’altro Francesco Morace nel suo libro per Egea
La tensione verso la crescita è biologica: crescono i bambini, crescono le piante e tutti gli organismi viventi. La crescita non può e non deve rappresentare un problema, se riesce a evitare un modello di sviluppo aggressivo, solo finanziario, non sostenibile.
“Legato a quello di prosperità” sostiene Francesco Morace in Crescita felice. Percorsi di futuro civile, “il concetto di crescita esprime la speranza responsabile per la costruzione di un futuro migliore, sganciato dalla progressione lineare e materiale dei nostri standard di vita, non più sostenibile”.
E se la visione parziale della decrescita felice propone una diagnosi corretta, dimostrando l’inadeguatezza dell’attuale modello di sviluppo, ma una terapia sbagliata, con un ripiegamento nostalgico su un passato migliore e frugale, la crescita felice fa leva su dinamiche tutte compatibili con il bene comune: si alimenta di economie circolari, promuove relazioni generative, attiva magnetismi sociali.
In questa prospettiva anche il consumo, rivoluzionario, liberatorio, evolutivo quando si combini con una visione sostenibile e condivisa del mondo, si rivela occasione vitale e felice. È questo il presupposto che più si allontana dalle ideologie demonizzanti, incapaci di cogliere gli innegabili elementi di libertà della società dei consumi, che giocano contro la visione fanatica di chi la combatte. Il consumo si trasforma in una pratica felice se diventa il metronomo della relazione tra gli uomini, se facilita e permette il riconoscimento sociale senza peraltro costituirne l’unica chiave identitaria e nemmeno la più importante. Di più: il consumo permette la libera circolazione del bene e costituisce un pilastro importante delle economie circolari, liberandosi dal marchio infame della mercificazione